Ravenna, 12 settembre 2024
Ottavia Catenacci apre la tre giorni dedicata ai lavori di giovani autori e autrici selezionati dai partner del Network Anticorpi XL, all’interno del ravennate Festival Ammutinamenti. Si inizia alle Artificerie Almagià per poi spostarsi in altri luoghi e spazi urbani della città. Gli spettatori si concentrano sotto il portico dove è allestito il punto accoglienza e un piccolo bar. Sono principalmente operatori e operatrici della danza, arrivati da ogni parte d’Italia per assistere alle performance e per continuare la funzione pedagogica che sta alla base della Vetrina: accompagnare gli artisti e le artiste nel lavoro di produzione e circuitazione dei lavori.
Appena possibile, mi affretto ad entrare in sala per assicurarmi un posto con una buona visuale. La luce naturale del pomeriggio illumina quello che un tempo era un “magazzino dello zolfo”, oggi adibito a spazio polifunzionale di cui resta intatta la significativa architettura, simile a quella di una basilica, con navate centrali e laterali. In quella di destra, non troppo nascosta alla vista dei presenti, c’è Ottavia Catenacci. E’ in piedi, vestita intermante di ciniglia color blue navy, canotta e pantaloni aderenti. Indossa delle scapre da ginnastica. Durante tutto il tempo in cui il pubblico prende posto compie piccoli movimenti che probabilmente l’aiutano a concentrarsi e a preparare il corpo con il quale – e sul quale, a breve, (ri)scrivere e narrare storie vissute, ascoltate, immaginate, sognate.
Sono a pochi passi da lei, nella prima sedia della prima fila, ma cerco di non farle percepire troppo la mia presenza. Non la guardo, se non brevemente per mandarle un sorriso appena accennato. Lascio che si concentri. Contrariamente, la sua presenza, anche se fuori dal mio campo visivo, è potente. Pronta per la scena. Entra con passo deciso e si posiziona al centro dello spazio scenico, accompagnata da un tappeto sonoro quasi impercettibile, all’inizio, che poi si rivelerà elemento drammaturgico vario ed essenziale per la performance.
Ottavia ha una carnagione bianca, i suoi liniamenti e la corporatura suggeriscono una età giovane ma tradiscono un sapere incorporato e stratificato. La sua presenza in scena, ancora prima del gesto, ha il sapore di un tempo antico, eco di voci lontane, preludio di quella che si rivelerà una ricca complessità narrativa del gesto danzato. Il suo viso, senza trucco, si tinge di rosa per effetto del sangue che affluisce più velocemente in ogni parte del corpo a causa dei movimenti sempre più intensi, ai salti, alle discese a terra, ai giri, ai gesti veloci. Il suo sguardo, sottile e rispettoso, è spesso rivolto al pubblico come a non voler perdere il contatto con esso, ed assicurarsi che il legame sia mantenuto saldo per tutti i 25 minuti di spettacolo.
Ipnotica la prima parte, dove l’incedere all’indietro di Ottavia diventa sempre più incalzante e disegna curve e spirali nello spazio. Un movimento perlopiù continuo, interrotto occasionalmente da port et bras che si conludono con gesti repentini delle braccia che spostano l’aria come a prendere la spinta per continuare quel moto perpetuo che riavvolge il tempo. Gossip Body – questo il titolo scelto dall’autrice – è un pezzo che si colloca in un tempo passato, un tempo/spazio dove lo spettare viene accompagnato e poi lasciato libero di navigare tra frammenti di vita vissuta o immaginata, sostenuto dal suono di Eliza Bozek/moltamolte che spazia da rumori viscidi e appiccicosi, a suoni metallici fino a melodie nostalgiche. Gossip Body è una narrazione di storie ispirate alle parole scambiate, e ai momenti condivisi con amiche, colleghe e persone. Una narrazione – come dichiara l’autrice – che attinge dalle relazioni umane come materiale di composizione.
Quelle stesse relazioni umane che caratterizzano la rierca di questa giovane artista marchigiana, con base a Copenaghen, che ha un legame decennale con Indipendance. L’abbiamo conosciuta, artisticamente, nella prima edizione del progetto Giornata della Danza (2016) con il duo “Quiet Here”, incontrata nel 2018 come interprete di “Electric Counterpoint“ di Maria Francesca Guerra. Nel 2019 ha presentato il solo “Glory was at the fingertips” da lei ideato e interpretato. Nel 2020 l’abbiamo seguita nella creazione di “A Bridge/In case you will forget” per Hangartfest, festival di danza contemporanea di Pesaro, ed ospitata nella prima edizione di IN NUCE Dance Festival (2024) con la performance “Your heart out“, ideata e interpretata insieme a Ella Ostlund. In attesa di incontrarla ancora, le auguriamo buon lavoro.
Immagine in evidenza: “Glory was at the fingertips”, credits: Plinio Marsan